Morta Joan Fontaine musa di Hitchcock prima per «Rebecca» e poi per «Il sospetto»

Una bellezza elegante e fragile. Una recitazione venata da un tocco di nevrosi, espressiva, capace di dire tutto con uno sguardo, con un sopracciglio. Ecco perché Hitchcock l’aveva voluta nel thriller per cui sarà sempre ricordata: Rebecca la prima moglie. Così era Joan Fontaine, morta ieri a 96 anni a Carmel, in California. Queste le caratteristiche che le hanno consentito di vincere un Oscar nel 1942 per Il sospetto, altra pellicola di culto, anche se meno nota, girata sempre sotto la direzione di Hitchcock e «duettando» con Cary Grant. All’epoca era solo 24enne, la più giovane attrice mai premiata per la migliore interpretazione da protagonista. Il vero nome della Fontaine era Joan de Beauvoir de Havilland. La scelta dello pseudonimo non era un fatto artistico, quanto una volontà di distinguersi dalla sorella maggiore. Ovvero Olivia de Havilland, altra nota diva hollywoodiana (la Melania di Via col vento) due volte Oscar e con la quale i rapporti restarono sempre tesi: «Rispetto a mia sorella maggiore Olivia mi sono sposata per prima, ho vinto l’Oscar per prima, se mi toccasse di morire per prima la vedrei di nuovo livida di rabbia». Così è stato.
La Fontaine era nata a Tokyo il 22 ottobre del 1917. Figlia di un avvocato inglese con studio in Giappone, ebbe un’infanzia difficile per motivi di salute e per la separazione dei genitori. La madre la portò a vivere in California. Lì studiò recitazione con Max Reinhardt, debuttando giovanissima sul grande schermo. Le sue prime pellicole non la fecero diventare una vera star. Invece dopo Hitchcock ci fu una raffica di successi: Il fiore che non colsi (1942), La porta proibita (1944) e Lettera da una sconosciuta (1948). Poi pian piano il declino, a partire dagli anni ’60. E una vita privata travagliata da quattro divorzi. Tutto ben sintetizzato già nel titolo della sua autobiografia del ’78: No Bed of Roses («Non è stato un letto di rose»).

Matteo Sacchi

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