Al festival delle crisi due aspiranti suicidi e Fazio contro Grillo

nostro inviato a Sanremo

Neanche una piega. Fazio ha tenuto botta quando, appena entrato sul palco per battezzare (tra inconvenienti tecnici) il Festival, s’è sentito schiaffeggiare dalle urla di due uomini lassù, sulla balconata dell’Ariston, due del Consorzio di bacino di Napoli e Caserta. Due “cavallo pazzo”, per dirla alla maniera di Pippo Baudo. «Non fate sciocchezze» li ha implorati assicurando che avrebbe letto la loro lettera di protesta. In realtà al pubblico in sala, sbigottito mentre la security bloccava quei due sospesi nel loro dolore, ne ha riservato solo poche righe e poi, con grande sangue freddo, è tornato subito nell’alveo del copione. È arrivato Ligabue, ha cantato bene Creuza de ma (e con il dialetto genovese non era così semplice) nel giorno in cui Fabrizio De André avrebbe compiuto 74 anni. Di fianco a lui, sereno, Mauro Pagani che trent’anni scrisse la partitura e ieri ha suonato il bouzouki.

Tutto come previsto, il racconto della prima puntata aveva resistito all’imprevisto. Tutti si aspettavano che Grillo trasportasse la propria caciara dentro l’Ariston. In realtà, quando la crisi si fa dura, i duri la denunciano sul serio mostrandone le stimmate. Mica i demagoghi populisti: e così è successo. Dopo che Grillo aveva sproloquiato davanti a chi entrava all’Ariston, dentro all’Ariston due disgraziati si erano asserragliati all’ultimo piano del loro dolore. Niente retorica. Un po’ di teatralità. Dopo il Liga, compresso in due timide frasette dopo la canzone, Fazio ha letto la lettera scritta a mano e appena piovuta dal cielo del teatro. In poche parole, i due lamentano che da sedici mesi non ricevono lo stipendio e che la loro è una condizione condivisa con altri 800 che ogni giorno lavorano senza sapere come fare a trascorrere i sei mesi ancora necessari per arrivare a una risoluzione della vertenza. «Ci sono già stati tre suicidi. Siamo alla disperazione e vi chiediamo di restituirci la nostra dignità».

E mentre i due venivano portati in salvo egli spot facevano il proprio dovere televisivo, all’insaputa del pubblico a casa c’è stato il primo contatto tra Fabio Fazio e Beppe Grillo seduto in platea alla fila numero 17. Grillo: «Io non c’entro nulla con quelli che vogliono suicidarsi». Fazio: «Ormai ti hanno superato. Non puoi immaginare quanto mi faccia piacere». Di nuovo Grillo: «Parlami in diretta». Ancora Fazio: «Ora però fatemi fare il festival altrimenti faccio Ballarò». Un dialogo surreale se non altro perché, signore e signori, eravamo nel bel mezzo del Festival della Canzone Italiana mica di una tribuna politica. Perciò quando è arrivata Arisa e ha cantato le proprie due canzoni e poi uno dopo l’altro sono passati gli altri sei cantanti in gara inframezzati da Fazio in duetto con la Casta e poi con la Carrà, il Festival è tornato a snocciolare il repertorio classico di melodia e ospitoni.

Grande Cristiano De André specialmente in Invisibili. Volatile ma intenso Yusuf Cat Stevens nel medley di Maybe there’s world all you need is love più ancora che in Father&Son. Bello e non retorico l’omaggio a Freak Antoni degli Skiantos, che tutto avrebbe potuto aspettarsi tranne che un elogio post mortem all’Ariston. Insomma, il Festival ha debuttato giocando con l’imprevisto. E, come spesso accade, l’imprevisto demolisce il prevedibile, cioè stavolta Grillo, ebbene sì. Infatti abbandona l’Ariston in silenzio a metà serata.

Lavoratori disperati interrompono il monologo iniziale. Il conduttore  a Beppe durante gli spot: “Stai tranquillo, ormai ti hanno superato”

Speciale: 

Paolo Giordano



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