L’Oréal e UNESCO premiano le eccellenze della ricerca

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Se Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson – tre scienziate afro-americane nella Virginia segregazionista degli anni Sessanta – non avessero rivoluzionato gli studi alla NASA, probabilmente John Glenn non sarebbe stato nel 1962 il primo statunitense a volare in orbita intorno alla Terra, pareggiando così i conti con il sovietico Jurij Gagarin. Quasi certamente sarebbe morto al rientro nell’atmosfera terrestre.E forse anche la successiva missione Apollo 11 sulla Luna, la cui traiettoria venne calcolata proprio da Katherine, avrebbe avuto un esito diverso. La storia vera raccontata nel film di Theodore Melfi Il diritto di contare (2016) accende i riflettori su un tema ancora molto attuale, e cioè l’importanza delle donne nella ricerca scientifica.Benché la loro presenza nel mondo scientifico sia aumentata in modo significativo, le donne sono tuttora sottorappresentate nella scienza, nella tecnologia, in ingegneria e in matematica (STEM). Secondo l’ultimo Rapporto Scientifico UNESCO oggi solo il 28% dei ricercatori a livello globale è donna e solo il 3% dei premi Nobel nelle Scienze è assegnato alle donne. Si tratta di un problema sia culturale – le donne vengono spesso indirizzate ad altri tipi di discipline –, sia di opportunità lavorative e di carriera, che ancora favoriscono i colleghi maschi.Ed è proprio per invertire la rotta e dedicare un’attenzione speciale al mondo della ricerca al femminile che nasce il programma L’Oréal-UNESCO “Per le donne e la scienza”. L’Oréal, infatti, offre ogni anno a giovani e meritevoli ricercatrici la possibilità di perfezionare la propria carriera professionale tramite l’assegnazione di borse di studio per progetti di ricerca nel campo delle Scienze della Vita e della Materia, incluse Ingegneria, Matematica e Informatica.Quest’anno sono state 6 le scienziate italiane premiate il 12 giugno durante una cerimonia all’Università degli Studi di Milano. Grazie alla borsa di studio di 20mila euro assegnata a ciascuna di loro, le ricercatrici avranno la possibilità di proseguire i loro progetti e 4 di loro potranno rientrare in Italia dall’estero. Ecco chi sono le scienziate premiate:

Elena Calciolari, Università degli Studi di Parma Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Centro di Odontoiatria. Progetto: Una panoramica dentale per la diagnosi dell’osteoporosi.

 

Domenica Farci, Università degli Studi di Cagliari, Laboratorio di Fisiologia vegetale e Fotobiologia, Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente. Progetto: Da un batterio il segreto per proteggersi dalle radiazioni ultraviolette.

 

Chiara Morosinotto, Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Biologia. Progetto: Stress in gravidanza: quale eredità per i nascituri?

 

Chiara Nardon, Università degli studi di Padova, Dipartimento di Scienze Chimiche. Progetto: Dai metalli una nuova strategia contro il cancro.

 

Francesca Sacco, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Biologia. Progetto: Rallentare la progressione delle distrofie muscolari.

 

Alice Trivellini, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Istituto di Scienze della Vita. Progetto: Alle basi molecolari dell’invecchiamento.

 Dal 2002, anno di nascita del progetto italiano, 76 giovani scienziate del nostro Paese hanno beneficiato del programma e hanno visto riconosciuti i loro meriti professionali. L’iniziativa è parte di un vasto programma internazionale, avviato da L’Oréal e UNESCO nel 1998 per promuovere e favorire, nei cinque continenti, il ruolo delle donne in ambito scientifico e accademico. Fino a oggi sono state 2.820 le scienziate premiate in 115 Paesi. Due di loro, le vincitrici dell’edizione 2008, Elizabeth Blackburn e Ada Yonath, hanno ricevuto l’anno successivo il Premio Nobel rispettivamente per la Medicina e la Chimica. Che sia di buon auspicio anche per le nostre scienziate.
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