Lorde e Birdy, le popstar che non fanno scandalo

Stufi di Lady Gaga che nella foto in topless regalata ai fan per capodanno fa di tutto per assomigliare a Donatella Versace (avesse deciso di sembrare direttamente Gianni, capelli brizzolati e barba, sarebbe stata una vera operazione hipster) e nonostante questo le vendite di ArtPop, il suo ultimo, disco non soddisfano? Stanchi della ex-Disney Miley Cyrus che, tra twerking con un nano e lingua enorme protesa a leccare qualsiasi oggetto animato e no, risulta prevedibile? Annoiati da Katy Perry che ha fatto carriera su cronache minute di trasgressioni prefestive (dal bacio lesbo di I kissed a girl alla fattanza compulsiva di Last Friday night) e ora dalla cima delle classifiche proclama «sono la campionessa/ e tu mi sentirai ruggire»?

L’alternativa in giro c’è. Comincia a intravedersi un filone popmusicale di successo, ma meno ossessionato dalla bolla speculativa della trasgressione, dal cartellino dello zozzonismo da timbrare. Stelle giovanissime, in ascesa in un firmamento in cui conta, anche, l’idea, la vocalità, gli incastri musicali prima degli smutandamenti.

Vedi alla voce Lorde (vero nome Ella Maria Lani Yelich-O’Connor). La diciassettenne neozelandese è l’autrice di uno dei tormentoni del 2013, il suo Royals ha superato le 30 milioni di visualizzazioni su youtube, staziona da mesi ai primi posti delle classifiche europee e Usa. Un brano semplice con pochissimi strumenti, la melodia della strofa sembra uno holler da neri americani e il ritornello fa il suo dovere acchiappa-orecchio; trainato del singolo, il cd Pure Heroin si trova anche lui in cima alle classifiche. La fanciulla neozelandese non si spoglia, non posta fotografie più o meno oscene su Instagram, pare non abbia pronto il bacio lesbo sul palco o la leccata fatale a un qualsivoglia oggetto di scena, anzi, a partire dal testo della sua canzone («Non saremo mai dei reali/ questo non è nel nostro sangue/ questo tipo di lusso non è per noi») sembra rifiutare un certo tipo di divismo. E recentemente ha dichiarato che sarebbe capace di vomitare addosso a qualcuno che la definisce «una calda teenager». Decrescita più o meno felice anche nell’essere stelle pop, o semplice cambio di strategia comunicativa del mainstream? Probabile la seconda: in molte interviste Lorde ha criticato il modo di essere star attuale («Non penso porti niente di buono alle fan»), e alla domanda di Vanity Fair su cosa ne pensa di Miley Cyrus ha risposto «perché me lo chiedete? Non c’entra con me. Io ascolto Talking Heads, Massive Attack, David Bowie, Bon Iver, James Blake». Atteggiamento che ha causato polemiche, e la prevedibile dose di notorietà di rimbalzo: adesso è lei il nome più importante della corrente dell’Art pop, il pop con ambizioni di sostanza musicale. Non è un caso che tra le sue influenze Lorde citi una gigantessa del rithm ‘n blues come Etta James, e molti la paragonino ad Adele, la fantastica voce di Rolling in the deep.

Altro nome in crescita è quello dell’inglese Jasmine van den Bogaerde, in arte Birdy. Alcuni se la ricorderanno per la sua apparizione come ospite a Sanremo 2013. Si esibì in una cover di Bon Iver, Skinny Love, il suo boom di visualizzazioni su youtube. Anche lei giovanissima (classe 1996), messa sotto contratto dalla Warner a dodici anni, dopo aver vinto il talent show Open Mic Uk, ha costruito una precocissima fama in buona parte sull’esecuzione di cover di altri artisti, anche se, dalla colonna sonora di Hunger Games 2, al disco Fire Within la cantautrice pianista si muove con sicurezza nel solco di un pop raffinato. Niente sperimentalismi, ma una semplice ricerca di belle melodie «classiche», aria acqua e sapone, e confessione disarmata (o strategica?) di incapacità di essere come la Cyrus: «Non mi metterei a ballare perché non so farlo», ha detto in un’intervista.

Più difficile classificare un personaggio come Sky Ferreira. Ventunenne di Los Angeles che in pochissimo tempo è stata capace di rompere un contratto con la Emi perché, ha dichiarato: «Volevo essere me stessa, non la solita popstar».

La Ferreira ha costruito la sua notorietà prima in rete che su disco (il suo cd Night Time, My time è arrivato solo nell’ottobre 2013), e gioca la carta di una certa imprevedibilità stilistica: è capace di passare dall’electro-pop al grunge con sicurezza tutta postmoderna. Non solo smutandamenti all’orizzonte del pop.

Le giovani cantanti, una neozelandese e una inglese, scalano le classifiche ma non si fanno fotografare sul web mezze nude o intente in baci saffici

Bruno Giurato

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