Bon Jovi, Bruno Mars, Avicii. Ecco i re mida del pop 2013

Insomma bene così. Altro che de profundis. Il 2013 avrebbe dovuto cantare l’elogio funebre della musica leggera ormai spompata e senza idee decenti. Invece no, tiè. «Negli ultimi dodici mesi abbiamo ascoltato più belle canzoni nel recente passato», ha scritto, a firme unificate, la scetticissima redazione americana di Rolling Stone presentando il bilancio di fine anno. Soprattutto, più varie. Come conferma ciascuna classifica pubblicata dalle principali riviste, la fine dei generi musicali (ormai persino un brano metal ha tracce di folk o dance) ha scatenato la creatività. E la creatività, come si sa, è sempre più spesso local che global, ossia premiata regione per regione e non complessivamente nel mondo. Perciò l’artista dell’anno per Billboard, l’unica testata che mescoli i dati di vendita, di airplay, di streaming, le attività social e addirittura le suonerie, è Bruno Mars, che con Unorthodox jukebox ha squadernato un discone ma forse, per dire, in Italia non è ancora quella megastar che meriterebbe di essere. Dopo di lui, sempre per il chirurgico Billboard, arrivano Taylor Swift, Justin Timberlake (due dischi per lui), Rihanna e Macklemore & Ryan Lewis, coppia favolosa che a Milano ha riempito quasi a sorpresa il Forum di Assago con un pubblico trasversale. Poi, a seguire, Pink, Justin Bieber, Eminem (solo 17esimo) e i celebratissimi Mumford & Sons (addirittura 22esimi). Spiccano Britney Spears, che sopravvive al 38esimo posto nonostante il contestato nuovo disco, e Adele al 48esimo anche se non ha fatto quasi nulla nel 2013. Colpisce la latitanza al vertice di Katy Perry (14) e Lady Gaga (25), nonostante faraoniche campagne promozionali, e il definitivo flop del rap vecchio stile visto che Eminem boccheggia sul diciassettesimo scalino. D’altronde ormai la popolarità non dipende solo dalle vendite ma è direttamente collegata ai flussi social e alla visibilità online e in tv, come dimostrano Justin Bieber o Selena Gomez, che sono addirittura più alti in classifica degli strepitosi (ma invisibili…) Daft Punk. Insomma, mentre Beyoncé in quindici giorni ha venduto quasi un milione di copie del nuovo album, Billboard premia la quantità. Altre testate sono più critiche e quindi settoriali. Ad esempio per Rolling Stone il disco dell’anno è Modern vampires of the city dei Vampire Weekend, davanti a Yeezus di Kanye West, Random access memories di Daft Punk, New di Paul McCartney e Reflektor dei controversi Arcade Fire. Invece la testata superchic Mojo premia Dream river di Bill Callahan davanti a Daft Punk, David Bowie (sorpresona dell’anno) e Arctic Monkeys, che invece sono il top per il prestigioso New Musical Express. Nomi difficilmente criticabili. Così come quelli dei deejay più influenti secondo DJMag: primo Hardwell, poi Van Buuren e Avicii. Invece fa riflettere il nome della band che ha incassato di più con i concerti, altro settore decisivo per la sopravvivenza economica della musica. I Rolling Stones? Macché, solo sesti. I pompatissimi One Direction? Dodicesimi. Al primo posto ci sono i Bon Jovi con un incasso di 205 milioni di dollari, due milioni di spettatori e 90 concerti tutto esaurito su novanta. Bingo. E in Italia? Tra tutte le classifiche forse una delle più significative è quella di YouTube. Intanto i due più cliccati in assoluto sono italiani (Cigno nero di Fedez con Francesca Michielin e L’essenziale di Marco Mengoni). E poi lo spettro musicale della top ten è assai ampio, da Robin Thicke a Naughty Boy a Pink. Avrebbe potuto andar meglio, ma è già tanto, fidatevi.

In tutto il mondo le classifiche premiano i cd e gli artisti più seguiti. Ma non c’è un vincitore assoluto. E neanche Eminem salva il rap…

Paolo Giordano

Leggi Tutto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *