Il misterioso ritorno di Prince la bestia strana del circo rock

È ricomparso, nel ruolo di se stesso, in un episodio della popolarissima sit-com New Girl (quella con Zooey Deschanel). Ascolti stellari e presentazione (semi)ufficiale del suo nuovo singolo Pretzelbodylogic, schitarrata rock più canto a cappella che è disponibile in videoclip su Itunes. È la nuova strategia di Prince, l’artista più strano e misterioso nel pazzo mondo della Babilonia rock. Sta tornando, rifinisce il nuovo album, Plectrum Electrum, che uscirà a primavera, e intanto fa concerti di allenamento nei piccoli club di Londra davanti a star come Adele e Kate Moss, partendo in versione acustica per poi sfociare in jam elettriche con il suo gruppo tutto femminile 3rdEyeGirl; i rumours dicono che quest’estate sarà protagonista del Festival di Glastonbury, come dire l’isola di Wight in versione 2.0. Già, i rumours, perché Prince fa dell’enigma la sua ragione di vita. «Non sono né donna né uomo/ sono quello che non capirete mai» canta, e ne è convinto. Sorretto dalla sua splendida musica (da Purple Rain a Sign o’ the Times) che esalta la negritudine condita con tutti i colori dell’iride. Ma il suo «fregolismo» musicale è accoppiato ad una sorta di schizofrenia difficile da comprendere anche per i suoi fan, quegli stessi fan che si sono visti piovere addosso una querelona per aver diffuso, attraverso Facebook, delle canzoni non complete, in pratica per aver pubblicato dei dischi-pirata. Poi il cantante di Minneapolis ha ritirato la querela (subissato dalle critiche dei fan in rivolta) perché gli «accusati» erano tutti fedelissimi fan club. La rete infatti straripa di commenti di fanatici che scrivono frasi tipo: «Prince ha scritto alcune delle più belle canzoni di sempre, ma deve odiare i suoi fan perché non pubblica più niente e inoltre ci cita in giudizio».
È lui, tra vocalizzi stellari e falsetti da acrobata, mago del funky a tutto tondo, a fuggire dalla dittatura delle case discografiche. Già nel ’95 si è presentato alla cerimonia dei Brit Awards con scritta in faccia la parola «slave», schiavo, in chiara polemica con le major. Prince coltiva il mistero e la metamorfosi cominciando ad utilizzare pseudonimi polemici come «The Artist», «Joe Coco» o «Tafkap» (acronimo di «The Artist Formerly Known As Prince») ma poi torna all’antico e nell’ultimo, scintillante tour italiano del 2002 sale sul palco e (ri)annuncia: «Il mio nome è Prince e questa sera sarò il vostro disc jockey». Il suo rapporto con le case discografiche è discontinuo, diciamo che si sfruttano a vicenda. Un’altra bizzarria infatti è il Black Album, che lui vuole pubblicare nell’anonimato, con copertina nera è proibizione assoluta di far apparire il suo nome, e che poi si affretta a ritirare dal mercato, lasciando però che qualche migliaia di copie sfuggano al macero e girino per il mondo. (Pare che un collezionista, in cui molti identificano lo stesso Prince, ne abbia pagata una copia 11mila sterline).
Anche il suo privato influisce sulla carriera; il matrimonio del Mahler del pop con la ballerina Mayte Garcia sembra una nuova mossa per spiazzare il pubblico… Invece il folletto di Minneapolis è innamorato e ha un figlio, Boy Gregory, che nasce con una deformazione e muore dopo una settimana. Così l’artista si chiude in se stesso e comincia a pubblicare dischi solo su Internet, compreso il semiclandestino The Rainbow Children, che rinverdisce il suo glorioso passato di autore e performer. Solo nel 2004 torna a Canossa dalle odiate major pubblicando, dopo una ulteriore e lunga sparizione, il disco Musicology.
Misterioso ma anche polemico e «scandaloso», Prince nell’84 scrisse testi a sfondo erotico come Darling Nikki, che scandalizzò la moglie di Al Gore tanto che, poco tempo dopo, sui cd fu esposto il famigerato bollino «Parental Advisory. Explicit Lyrics».
Il brano è stato riportato al successo (fu il più richiesto nelle radio americane!) nel 2003 dai Foo Fighters, peccato che molti dei giovani ascoltatori pensassero fosse l’ultima hit della band di Dave Grohl.

Antonio Lodetti
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