Improvvisazioni sul set I bravi attori recitano, i fuoriclasse inventano

Quando l’attore supera il suo regista. L’improvvisazione come un’arma di rivincita artistica che spesso ha finito per rendere alcune sequenze immortali. Qualche sera fa Claudio Bisio ospite da Linus alla trasmissione di Raidue Il grande cocomero raccontava di parecchie battute improvvisate da lui e da Diego Abatantuono nel film di Francesco Patierno La gente che sta bene appena uscito nelle sale. Ma la lista delle improvvisazioni celebri è lunga e gloriosa. L’ultima è stata compilata dal sito britannico Askmen e tocca alcuni tra i più importanti film della storia del cinema. Così ecco che si scopre che parecchie frasi del famoso quasi monologo iniziale del sergente istruttore Hartmann di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick sono state improvvisate sul momento dall’attore, con un passato da Marine, Ronald Lee Ermey con il regista costretto a chiedere spiegazioni, in particolare, della frase: «Io scommetto che tu sei uno di quegli ingrati che lo mette in c… a qualche poveraccio senza fargli la cortesia di menarglielo davanti per sdebitarsi! Ti terrò d’occhio!». Sempre in un film di Kubrick, Shining, arriva l’improvvisazione di Jack Nicholson nella scena più violenta, quando rincorre con l’accetta il figlio e la moglie chiusa nel bagno. Jack colpisce la porta e infila la testa nello squarcio dicendo: Ecco Johnny! che nella versione italiana diventa: «Sono il lupo cattivo». È stato lo stesso Nicholson a inserire quella citazione del tormentone di Ed McMahon che per trent’anni ha introdotto il popolarissimo Johnny Carson Show. Così come è stato Malcolm McDowell a comincia a cantare all’improvviso a squarciagola Singing in the rain nella scena della violenza a casa dello scrittore di Arancia meccanica. Un altro film di Kubrick che dimostra come il severo regista fosse più aperto ai contributi esterni di quanto si creda.

Così l’apporto di un attore finisce per dare una connotazione precisa a un personaggio e, alla fine, a tutto un film. Come il sibilo sinistro che Anthony Hopkins s’è inventato per lo psicopatico Hannibal Lecter nel film di Jonathan Demme Il silenzio degli innocenti alla fine dei suoi racconti da cannibale all’agente Fbi-Jodie Foster: «Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti». E via con il sibilo grazie a cui, forse, ha vinto pure l’Oscar.

Parlando di grandi attori ecco Robert De Niro inventarsi il celebre monologo davanti lo specchio, «Ma dici a me? Ma dici a me?», in Taxi Driver di Martin Scorsese frutto di varie sedute di improvvisazione dal momento che la sceneggiatura di Paul Schrader indicava un semplice «Travis parla da solo allo specchio». E ci si sorprende a scoprire che un altro monologo, quello finale di Matt Damon in cui il soldato Ryan di Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg racconta al capitano Miller (Tom Hanks) l’ultima notte passata in compagnia dei due fratelli, sia improvvisato. Ma se Damon magari è abituato all’affabulazione perché è anche uno sceneggiatore, suo lo script premio Oscar diWill Hunting – Genio ribelle, a volte può essere un colpo di teatro a sorpresa a racchiudere le capacità di un grande interprete. Come altro chiamare altrimenti la genialità di Michael Madsen che nei panni di Mr. Blonde nelle Iene di Tarantino quando tortura il poliziotto, accende la radio, inizia a ballare, gli taglia l’orecchio con un lungo rasoio, poi prende l’organo insanguinato e urla, appunto, all’orecchio: «Per te è stato bello come lo è stato per me? Pronto mi senti? Che succede?». Nella sceneggiatura di Tarantino si parlava solo dell’amputazione. Anche Roy Scheider ha messo del suo quando si rivolge al proprietario dell’imbarcazione nella sequenza del film di Steven Spielberg Lo squalo all’apparizione del pesce dalle abbondanti dimensioni: «Tu hai bisogno di una barca più grande».

Poi ci sono gli inconvenienti sul set che modificano il corso delle cose. Così Harrison Ford, il giorno in cui doveva girare la scena di Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta con un lungo e faticoso duello fra frusta e spada al torrido mercato del Cairo, si prende un’intossicazione alimentare e con il regista Steven Spielberg decide di abbreviare lo scontro usando il risolutivo e divertentissimo colpo di pistola. Ironia macabra che torna nel Padrino di Coppola quando il mafioso dal paradossale nomen omen Peter Clemenza (Richard Castellano) parte per un’esecuzione e la moglie gli ricorda di prendere i cannoli. Così mentre un complice commette l’assassinio, lui fa la pipì, si tira su la zip e tornando dice: «La pistola lasciala, pigliami i cannoli!». L’ultima frase non era nel copione ed è entrata a far parte della storia del cinema. Basta digitare «padrino e cannoli» su Youtube. Provare per credere.

Dal sibilo spaventoso di Hannibal Lecter alle frasi del sergente in Full Metal Jacket, quando l’interprete supera il suo regista

Pedro Armocida

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