Torna RoboCop: il poliziotto hi-tech che salva la Terra

Ci siamo. Arriva RoboCop, portando con sé il futuro delle forze dell’ordine. E il crimine avrà un nuovo nemico, ovvero il poliziotto-cyborg Alex Murphy, che ventuno anni dopo il terzo capitolo conclusivo della saga futuristica di culto e a ventisette dall’originale, firmato Paul Verhoeven, torna al centro della scena. Con minore ironia – e qui, i fan duri e puri del classico sci-fi già storcono il naso – e tanta azione in più. Ma, soprattutto, con un bel po’ di droni, che poi rappresentano un serio problema politico per gli Stati Uniti. Intanto, al Superbowl, l’altra sera c’erano occhi solo per il trailer della Sony, con RoboCop inscalfibile icona della cultura pop americana: tra Iron Man e Frankenstein, la testa rotante che si muove in fretta felpata, si tenta un riavvio del franchise in salsa XXI secolo. Temendo di deludere i fans del film di Verhoeven, mix geniale di satira e violenza (due nomination all’Oscar), il regista brasiliano José Padilha, noto per Tropa de Elite, lancia il sasso nello stagno.

«Ho voluto creare una connessione tra un tema filosofico e uno morale. Gli stati mondiali adesso hanno una certa libertà d’interferire nella politica degli altri stati, senza muoversi da casa. Qui si tratta di fascismo», azzarda Padilha sul LA Times, buttandola in politica, questione che anima sempre il dibattito mainstream.
RoboCop, nelle nostre sale da domani e negli Usa dal 12, pare un film più moderno e innovativo dei precedenti e assembla intorno al protagonista Joel Kinnaman i grandi nomi di Hollywood: Samuel Jackson, che fa la caricatura del tipico commentatore di news; Michael Keaton, nel ruolo di uno dei designer del robot; Gary Oldman nei panni del dottore, responsabile d’aver resuscitato il super-poliziotto e Abbie Cornish come moglie premurosa del cyborg. Siamo nel 2028, a Detroit, la «città del fuoco» dove la Fiat s’è riciclata insieme alla Chrysler, e la multinazionale OmniCorp è incontrastata regina della tecnologia robotica. Esportando droni per le guerre mondiali, a un certo punto la OmniCorp decide di utilizzare il suo know-how per combattere la criminalità interna.

Quando Alex Murphy, marito fedele, buon padre e ottimo poliziotto, che si sbatte per i quartieri malfamati di Detroit, resta gravemente ferito in servizio, la multinazionale ne approfitterà per trasformarlo in ufficiale di polizia e robot. Un ibrido micidiale e nuovo modello di poliziotto in armatura hi-tech nera come Batman, con una lama di luce rossa al posto degli occhi, che integra tecnologia e fantascienza fiuterà puzza di crimine ovunque occorra il suo intervento. A differenza del cult di Verhoeven, questo RoboCop può aprirsi il casco e mostrare il volto e invece di muoversi con lentezza – il RoboCop del 1987 era un uomo rinchiuso in macchine, che lo rendevano forte, ma anche lento -, sfila con fluidità da una scena d’azione all’altra. E sparisce il casco fissato con le viti, indegno d’una specie di eroe a fumetti come l’attuale. Ma se tutti i bambini vorrebbero essere Spyder Man o Batman, chi vorrà somigliare al cyborg di Padilha, così drone-centrico? Di sicuro, le azioni spettacolari in cui Alex è coinvolto, tra scoppi di auto-bomba e incendi apocalittici, inchioderanno lo spettatore adulto, che certo si pone il problema della sicurezza, mondiale e di casa sua.

Nel remake di RoboCop, Alex ha un’illusione di libero arbitrio, pur essendo un cyborg telecomandato, però somiglia a una macchina asservita ai misteriosi scopi del controllo globale. La parte del film che si svolge in Medio Oriente, mentre ED-209 mette in sicurezza le strade, è quella più godibile, genere pop-action, ma intanto la satira sull’utilizzo dei droni è assente e certe scene in bianco e nero, fortemente contrastate, potenziano l’effetto drammatico del remake. Intanto, a Detroit, dove il cantante Fred Bongusto nei Sessanta avrebbe preso volentieri «spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè», la presenza di RoboCop si tocca con mano: fa discutere l’enorme statua in bronzo del cyborg-poliziotto realizzata da Giorgio Gikas e ancora non si sa dove piazzarla. E mentre politica e robotica si abbracciano, l’azienda californiana Knightscope ha costruito un super-robot da noleggio, che vede, sente e annusa le vittime di fatti criminali. Tecnologia di mappatura e telerilevamento al servizio della sicurezza nelle scuole, o prima che esploda una bomba al centro commerciale, ora si può. E si possono tante altre cose.

Con la tuta da Batman e un casco moderno, il cyborg si muove con molta più velocità del capostipite

Cinzia Romani

Leggi Tutto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *